Sulla vicenda di Cecilia Sala in riferimento al “caso Hasler”
«Questo successo non solo restituisce Cecilia Sala alla sua famiglia e al suo lavoro, ma rafforza anche la fiducia nelle istituzioni italiane e nella loro capacità di proteggere i propri cittadini all’estero».
Riprendo questa affermazione dall’ analisi pubblicata nel giorno della liberazione (lo scorso 8 gennaio 2025) della giornalista italiana, detenuta per venti giorni nel carcere di Evin, a Teheran, dal politologo e sondaggista Alessandro Amadori, pubblicato sul quotidiano digitale “Affari Italiani”, semplicemente per rendere onore alla capacità del personale delle istituzioni del nostro Paese “di proteggere i propri cittadini all’ estero”.
Avendo esperienza diretta della disponibilità concreta ad operare per il conseguimento di tale obiettivo, resa nota col Post:
Compiacendomi per il successo della trattativa per il rilascio della Sala – frutto della “triangolazione diplomatica con Iran e USA”, ha precisato nella conferenza stampa di inizio anno, giovedì scorso 9 gennaio, la premier Giorgia Meloni – rinnovo l’espressione della mia riconoscenza per l’attenzione riservata alla segnalazione (inoltrata, ripeto: senza aspettarmela e senza nulla chiedere) sul “caso Hasler” e sulla nostra vicenda familiare.
A ciò si somma ora un motivo in più di vanto per la mia appartenenza ad uno Stato che, a pieno titolo, può vantare capacità di abilità e riconosciuta affidabilità nelle relazioni diplomatiche con gli altri Stati, a vantaggio anche delle cause inerenti alle condizioni di bisogno e difficoltà di qualsiasi ordine vissute dai propri cittadini ovunque nel mondo.
Nei casi di operazioni non condotte a buon fine – come avvenuto per quella di questi giorni – molti elementi dovrebbero indurre ad una riflessione libera da pregiudizi ideologici e da dispute politiche finalizzate ad interessi personali e di partito, convergendo sull’obiettivo da centrare, con scrupolosa obiettività nell’analisi delle evidenze del problema da risolvere.
Come si è dimostrato nella presa d’atto della felice conclusione della vicenda della giornalista Sala.
Caso questo che si era prospettato problematico sotto molti aspetti e con ipotesi temporale non di breve durata.
E che a me ha suggerito l’idea del tramonto della diplomazia in-affid-abile…
A conti fatti, pur con l’attribuzione del merito al “lavoro di squadra” e all’ abbassamento (da un certo punto in poi) dei toni polemici da parte delle opposizioni, ci sta la rivendicazione del risultato conseguito da parte della maggioranza di governo e di alcuni esponenti del partito della Presidente del Consiglio dei ministri, i quali – a caldo – hanno dichiarato che (cito a memoria): con il governo Meloni nessun italiano viene lasciato solo e indietro.
Dichiarazioni che – al netto della comprensibile enfasi di parte – sono state schematizzate nel giudizio imparziale di Amadori, là dove – nella citazione riportata a inizio delle presenti considerazioni – fa riferimento alla “capacità [delle istituzioni italiane] di proteggere i propri cittadini all’estero”.
Capacità – riconosco – non sminuite dalla mancata risposta all’intervento messo in atto a favore di Eugenio, che comunque è servito a farmi/ci sentire non abbandonati nel vuoto della solitudine in uno Stato estero che, al di là dei proclami, alla prova dei fatti manca di consequenzialità.
Eh, sì: il “caso Hasler” – con le dovute differenze rispetto ad ogni altra vicenda di difficile soluzione riguardanti italiani al di fuori dei confini nazionali – resta confinato nella specificità del luogo di origine…
Maria Michela Petti
11 gennaio 2025