Quel caffè sgradito
«…siamo tutti un po’ Ferragnez, divorati dall’insopprimibile bisogno di esporre in pubblico i fatti nostri, nella speranza di venire apprezzati e capiti».
È quanto ha sostenuto Massimo Gramellini nel suo “Il Caffè” del 3 aprile scorso, commentando le ultime “rivelazioni” di Bergoglio.
Egregio dottor Gramellini, non per essere apprezzata e capita da lei, la prego di non fare di tutt’erba un fascio, ricordandole che di questi giorni – esattamente sette anni fa – servendo il suo “caffè”, “in altre parole” si fece i fatti miei-nostri, per la gioia del suo pubblico e di “replicanti” leoni di tastiera.
Anche allora c’entrava Bergoglio e lei tirò in ballo la mamma dell’ex funzionario del Governatorato, da qualche giorno “cacciato” su due piedi dal posto di lavoro, senza alcuna possibilità di difendersi: “In nome del Papa Re”.
La cosa non le risultò allora singolare, come ora la sortita dello svelamento dei segreti del conclave.
Punti di vista… Quanto rispettabili: ci sarebbe molto da riflettere, “caso” per “caso”!
La scrivente, rimasta silente sul punto per tutti questi anni, è quella mamma la cui esistenza mi parve – scorrendo le sue parole – le avesse destato una certa meraviglia.
Non sono mai stata, non lo sono nemmeno ora, “un po’ Ferragnez”. E, certamente, non nutro la voglia matta di godere dell’apprezzamento di un pubblico virtuale, più o meno vasto.
Avrei preferito – tutti in famiglia, a partire da mio figlio: il “misericordiato”, avremmo preferito – non avere i riflettori mediatici puntati su di noi con annessi e connessi…
È questo il momento – e l’occasione me l’ha offerta lei – di farle sapere che “Il Caffè” che ci propinò non fu affatto gradito e ancor ci offende.
Sulle nostre pagine social esponiamo – e continueremo a farlo – fatti che ci riguardano, per difendere la nostra dignità violentata, nel massimo rispetto di quella altrui.
Maria Michela Petti
05 aprile 2024