Lettera aperta

12 Maggio 2020 0 Di EH(?)

A Sua Santità Papa Francesco
Domus Sanctae Marthae
00120 Città del Vaticano

17.05.2018

Santità,

mi scuso se oso rivolgermi nuovamente a Lei, ma è passato ormai oltre un anno da quando Lei ha licenziato in tronco Eugenio Hasler e mi permetto di scrivere questa mia lettera nella piena consapevolezza che anche questa, come le mie precedenti, resteranno prive di risposta.(Anche se la speranza che un’anima buona mi ascolti, sarà l’ultima morire). Priva di risposte è attualmente la vita di un ragazzo (Eugenio), che sta pagando una condanna molto molto dura inflitta dal Papa. Credo senza un motivo di condanna pubblica penale o civile ma sopratutto questa decisione è caduta senza alcuna pietà. Da professionista, da medico, psicoterapeuta ma sopratutto da essere umano, non posso però tacere quelle che sono le condizioni sopratutto psicologiche ma anche umane appunto in cui si trova l’uomo e di rimando i suoi genitori e chi gli sta accanto.

Rimanere senza alcun aiuto senza pietà né misericordia, senza alcun segnale da parte di una Istuituzione che quotidianamente predica il perdono e sopratutto la misericordia è grottesco. Alcuni mesi fa Ella ha detto “una Persona cattiva puo fare tanto male in famiglia,sul posto di lavoro,anche in Vaticano quando c’é il chiacchieraggio,La chiacchiera é come quando si butta una bomba e poi si scappa“. Questa dichiarazione è vera come è vero che non servono ulteriori parole. Le chiacchiere avvelenano l’anima ed annebbiano lo sguardo della verità.
Io spero perciò che queste Sue parole possano trovare applicazione anche per Eugenio Hasler.
L’uomo potrebbe aver commesso qualsasi crimine o reato ma non avete voluto portarlo ad una condanna aperta e libera, esponendo i suoi accusatori, preferendo di proteggerli e mantenerli in anonimato. Non sarebbe questo un atto di Fedeltà verso un uomo che per quasi 12 anni ha offerto la sua vita per il Vaticano? Non sarebbe meglio ascoltarlo, avere un dialogo paterno invece di condannarlo? L’unica condanna è quella più aspra, quella dei media: inappellabile.

In un mondo normale sarebbe in carcere a scontare la sua pena. Forse lì avrebbe almeno la consapevolezza della sua pena e di quello che deve pagare.

Ho scritto queste poche righe perchè più e più volte ho percepito il disagio interiore di una persona sincera, fedele, leale, un tempo pieno di motivazioni, retta, onesta e generosa, ciò mi ha spinto a doverlo manifestare per iscritto a quanti lo hanno conosciuto e forse apprezzato per le sue capacità lavorative che non ci sono più. Essendo psicoterapeuta ma sempre e sopratutto da essere umano, è per me un dovere morale ed inoltre credo fermamente nella forza dell’amore e della misericordia. Non aggiungo altro a quanto scritto in due precedenti occasioni, anche perché credo non abbia avuto alcun interesse.

La ringrazio per il tempo che mi ha offerto per l’ascolto. Mi scuso per il mio modo diretto e schietto ma non sono persona di tanti giri di parole, preferisco essere chiara e limpida.

Con rispetto alla Sua augusta persona, saluto