Leggersi dentro. “Con serenità”. Ma anche: non senza onestà
Facendo proprio l’invito di Sant’Agostino: «Rientra in te stesso», perché «Nell’uomo interiore abita la verità» (La vera religione, XXXIX, 72), il papa proseguendo la catechesi settimanale del mercoledì sul tema del “discernimento” – nel corso dell’udienza generale di oggi, 19 ottobre – ha inteso richiamare l’attenzione sulla lettura del “libro della propria vita”, quale “ingrediente” indispensabile per proseguire il cammino sulla strada del “buon discernimento” per arrivare a prendere decisioni che dovrebbero guidarci nella giusta direzione.
Eh, sì! Qui casca l’asino.
Infatti: va bene la raccomandazione rassicurante e incoraggiante a leggersi dentro “con serenità”.
Ma: senza la padronanza della serenità di giudizio nell’osservazione di sé e dei segreti più intimi, che spesso si tenta di rimuovere dalla memoria, si corre il rischio di mancare la presa di coscienza degli errori commessi. Passaggio obbligato da cui ripartire per puntellare la “serenità” d’animo necessaria per affrontare ogni situazione, anche le inevitabili difficoltà, con un margine ridotto di sbagliarsi, ingannandosi e ingannando gli altri.
In breve: l’autoanalisi dovrebbe essere condotta “con serenità” supportata da onestà intellettuale e morale.
Esemplare, a tal proposito, il ricordo dell’esperienza introspettiva di Sant’Agostino – opportunamente indicato da Bergoglio quale “grande ricercatore della verità” – culminata con la confessione, stupenda in primo luogo per lo stesso dichiarante: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38).
Se l’approdo dell’autoanalisi è alla scoperta, o riscoperta, di Dio nella propria vita, ci si può di certo vantare per l’obiettivo centrato.
Come il vescovo d’ Ippona, ha evidenziato il papa, anche noi finiamo spesso col «ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male… frasi pessimiste…» che arrivano a distruggere la nostra autostima.
E, allora, quale stratagemma mettere in atto per liberarci dalla «presenza di questi elementi “tossici”», posto che non è di facile portata riuscire a sviscerare la complessità di stati d’animo che oltre tutto ne rendono difficile il riconoscimento?
Di frequente viene consigliato di “non pensarci”. Consiglio privo di fondamento logico.
Come se la mente disponesse di un interruttore a comando!
Per cui: nella non facile lettura del “libro” della nostra vita, per una corretta interpretazione dei segni e dei doni che discretamente Dio semina lungo il percorso dei nostri giorni, non resta che far appello alla fede, foss’anche posseduta in quantità pari ad un granello di senape, che ci mette in condizione – fu detto – di chiedere ed ottenere lo sradicamento di un gelso e il suo trapianto in mare. (Lc 17,6)
Al fine di trovare la forza e il coraggio di mettersi a nudo, davanti a sé stessi, scongiurando la tentazione di autoassolversi, perché tentati da consigli gratuiti e dalla voglia matta di superare il pessimismo!
E per riuscire a fronteggiare persino la delusione conseguente a incongruenze inaccettabili e alla sconsideratezza di decisioni, in tutta evidenza non sottoposte ad attenta lettura da parte di chi suggerisce tale “istruzione” da seguire, cioè la conoscenza della “propria storia di vita”, quale conditio sine qua non per il discernimento… e causa, invece, proprio di quella tristezza che – stando alla lezione impartita oggi – dovrebbe essere superata con l’esame giornaliero dei motivi che la determinano…
Maria Michela Petti
19 ottobre 2022