Tu chiamale, se vuoi:sentenze diversamente legittime (?)
Nemmeno il tempo di aprire il cuore alla speranza, alimentata dalla lettura (Is 11, 1-10) della Liturgia odierna, 4 dicembre: seconda domenica di Avvento, che prima o poi – invero: sia più prima che poi! – spunti ad inaugurare il tempo della giustizia vera “un germoglio dal tronco di Iesse”, “un virgulto dalle sue radici”, forte dello spirito del Signore con i suoi doni e incorruttibile nel Suo timore, quand’ecco un’altra doccia fredda, tanto per non cambiare(!) che gela l’aspettativa dello sradicamento dell’ipocrisia, che “è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre”. Tema sul quale è stato incentrato l’Angelus di oggi…
A quel che mi appare: di là da venire quel giorno, in cui “sarà gloriosa” la dimora di quella “radice”, del “virgulto” che: «Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio».
Che spiacevole coincidenza! La conferma, fresca di giornata, di una notizia che aveva preso a circolare soltanto sul finire della settimana scorsa, venuta dal sito MiL (Messainlatino.it).
Breaking news: Papa Francesco blocca la scomunica al gesuita padre Rupnik?
Notizia rilanciata su “Stilum Curiae”, con il richiamo ad una vicenda dello stesso tenore risalente al giugno 2013. Cioè: appena tre mesi dopo l’elezione di Bergoglio al Soglio di Pietro.
Non mi va di commentare il tutto. E non perché mi manchino le parole. Tutt’altro. A partire da un proverbio notissimo che mi è subito balzato in mente, alla lettura, e che fa riferimento alla difficoltà e/o mancanza di buona volontà nel cambiare le proprie abitudini…
Le notizie si commentano da sole. E, inoltre, anche per il rispetto dovuto all’intelligenza di chi dovesse leggermi, evito di moltiplicare parole, che non sortirebbero alcun effetto significativo.
Qui: https://www.stilumcuriae.com/messa-in-latino-il-papa-blocca-un-processo-con-scomunica-per-padre-rupnik
Dedicandomi quotidianamente al monitoraggio di informazioni utili alla “causa” per la quale ho deciso di impegnare tutte le mie forze – costi quel che costi – un giorno sì e l’altro pure, “per me si va” in un labirinto di processi, per alcuni dei quali scorrono fiumi di ragguagli (spesso così ingarbugliati da ritenerli alla portata di una mente geniale), al contrario di altri che, dopo “l’istruzione” nel tribunale mediatico – a quale scopo… benefico, non riesco a capirlo – mi sembrano destinati a bloccarsi su un binario morto (???)
E avanti con sentenze di tacite assoluzioni e, per altri poveri disgraziati, con condanne il più delle volte a mezzo stampa, spesso nemmeno formalizzate.
Tanto per non dimenticare: il “caso Hasler”.
Marco Tosatti, riprendendo la vicenda del 2013 di cui si era già occupato sul suo blog, ribadisce quanto sostenuto in merito ad essa su “LifeSeiteNews”: «è una storia di giustizia negata, o di negazione di un processo dovuto».
È quanto andiamo ripetendo a proposito della negazione di un processo, richiesto da Hasler, della possibilità di difendersi nella sede consona da una condanna – nemmeno scritta, se non su organi di stampa e da improvvisati “giudici a latere”. Una storia di giustizia negata. E: non lo scrivo oggi per la prima volta.
E: poi… leggo in continuazione di quel genere di giustizia che Trilussa definisce “aggiustata”.
Scrivendo, non spreco il fiato, come la povera pecora che si era rivolta a Giove, lamentando i guai che aveva con i lupi.
Vero è che un po’ di fatica mi costa scrivere “a vuoto” (solo per questo!), ben sapendo come sentenziò il re di tutti gli dèi: «i Lupi sono tanti e troppo forti per non aver ragione»…
Tuttavia: credo, e voglio continuare a sperare, nella promessa riproposta nel Salmo della Liturgia di oggi, che – alla fine – il Signore, “re di giustizia e di pace”, «libererà il misero che [Lo] invoca e il povero che non trova aiuto».
Maria Michela Petti
04 dicembre 2022