Preghiera a San Michele Arcangelo di Leone XIII
Questa preghiera fu composta il 13 ottobre 1884 da Papa Leone XIII – profondamente scosso da una visione della Chiesa minacciata dalle insidie del Maligno – e, per sua disposizione, recitata a conclusione di ogni S. Messa fino al 26.9.1964, quando fu emanata l’istruzione “Inter oecumenici” con le indicazioni per l’attuazione del rinnovamento liturgico, fra le quali la soppressione delle preghiere leoniane (n.48, § j).
Poche ed essenziali parole che illuminano sull’origine e la fonte di ogni male e sull’unica arma di difesa nella battaglia per sconfiggerlo, guidata dall’ Arcangelo difensore della fede in Dio e delle anime salvate dal sacrificio del Suo Figlio. In una strategia, dunque, tutt’altro che offensiva nei confronti dei nostri simili.
Preghiera che, in estrema sintesi, richiama:
1) il consiglio evangelico di non sprecare le parole, quando preghiamo – come fanno i pagani – perché il nostro Padre sa di cosa abbiamo bisogno, prima che glielo chiediamo (cfr. Mt 6, 7-8);
2) la promessa di essere esauditi: “chiedete e vi sarà dato” (Mt 7,7);
3) i reiterati ammonimenti, presenti in tutti i libri della Scrittura, a confidare nel Creatore, piuttosto che nella creatura, come siamo tentati di fare spesso e volentieri, per effetto dell’ubriacatura di parole.
Parole con le quali, non di rado, per narcisismo e/o per smania di protagonismo, si promuove l’autoesaltazione e sulle quali si lucra in prospettiva del ritorno sull’investimento.
E, a mio modo di sentire, seppure irrilevante: con un indice di verbosità, di sicuro fuori luogo su temi inerenti alla spiritualità e al modo di esprimerla del singolo, si arriva talvolta a stroncature qualunquistiche, persino di un modus orandi (proprio in primis delle persone semplici) descritto con termini populisticamente riduttivi ed offensivi.
Maria Michela Petti
29 settembre 2022
(Foto dal Web)