“Non si può andare avanti così”
Se persino il direttore de “Il Sismografo”, sito paravaticano, sostiene che:
NON SI PUÒ ANDARE AVANTI COSÌ!
Premessa doverosa: le citazioni che mi accingo a riprendere dall’editoriale del dott. Luis Badilla, pubblicato ieri, 25 settembre, dedicato alla vicenda definita «un tipico caso di cannibalismo mediatico animato dall’interno delle mura vaticane» si prestano opportunamente ad una lecita generalizzazione. A convalida di quei principi che hanno ispirato denunce e richieste, a lungo avanzate privatamente ai diretti interessati e di seguito sempre e solo attraverso le pagine di questo Diario, da cui – per iniziativa libera e spontanea – alcuni giornalisti (ai quali rinnoviamo con l’occasione il nostro “grazie”) alla fine dell’aprile scorso hanno attinto e riportato alla luce il “caso Hasler”, che era morto e sepolto.
Non abbiamo, nemmeno nei mesi successivi a tale data, cavalcato l’onda mediatica, convinti come siamo sempre stati che il luogo deputato allo svolgimento dei processi, all’accertamento della verità su presunti illeciti e reati – attraverso l’esame di prove e testimonianze – e alla difesa del soggetto coinvolto in una qualsivoglia vicenda sia esclusivamente l’aula di un tribunale. Processo richiesto e negato- in questa squallida vicenda – in violazione del diritto alla difesa, universalmente riconosciuto.
E, intanto: si è sofferto, con dignità. Quella dignità disprezzata nel profilo umano e professionale, per effetto di quel perverso lasciar “filtrare” notizie sensibili allo scopo di annientare un essere umano – per motivi non del tutto emersi e chiari – come se non fosse stata già pesantissima e irrituale la modalità di trattamento con la “cacciata” dal posto di lavoro.
Non arretreremo dal comportamento fin qui tenuto; che non vuol dire continuare a subire passivamente ed esserci rassegnati. Come ben sa chi di dovere …
Dopo questa necessaria precisazione, eccomi a stralciare dall’editoriale citato i passaggi di interesse generale e che rispondono al “caso” nostro. Per qualche curioso e/o occasionale frequentatore di queste pagine, “diversamente” sensibile, mi limito al seguente aiutino per una eventuale verifica di veridicità; cercare, come già precisato, in data 25 settembre il: Posted by Il sismografo ore 11:25.
«Questi astrali papali – annota il dott. Badilla – sarebbero elementi che il Papa ha avuto dal Tribunale unico vaticano che però non sta processando il cardinale dimissionario e non lo ha incriminato di nulla. Il gesto di ieri del Papa assomiglia ad una “esecuzione”: sei accusato di … ma non puoi difenderti (tranne che tramite la stampa).
…tutti devono attendere la sentenza finale definitiva. Il Papa, nonostante i suoi poteri, non è un giudice né un tribunale. Nonostante tutto, i diritti dell’accusato esistono e le garanzie anche così come la presunzione d’innocenza tanta cara a Francesco.
Occorre ricordare che sono decine le persone, alcune collaboratori vicini a Papa Francesco, che hanno finito di colpo le loro mansioni, senza ricevere spiegazioni, prove o ringraziamenti.
Questa crisi vaticana – conclude il direttore – è il brodo primordiale del momento che si vive oltre le mura. Occorre una risposta veramente cristiana, decisa, trasparente ed evangelica che rispetti la verità dei fatti e la dignità delle persone. Non si può andare avanti così anche perché causa un danno gigantesco nel cuore dei cristiani semplici, umili e fedeli».
Chi vivrà vedrà se l’appello sarà accolto.
Senza dimenticare le gravissime conseguenze di abusi e ingiustizie che aspettano di essere sanate.
26 settembre 2020
Maria Michela Petti
PRECISAZIONE: ribadisco che quanto ho scritto deve essere inteso solo ed esclusivamente in riferimento al “caso Hasler”.
Per errore è stata estrapolata una frase, senza nemmeno citarne la fonte, e così è rimasta cristallizzata in Rete , nonostante sia stata successivamente cancellata dall’articolo che l’aveva riportata, ma che è stato ripreso nella prima versione in “Apostati si diventa”.
In Rete tutto resta cristallizzato, purtroppo! anche le infamie sputate sul conto di mio figlio. Ecco perché difendo con le unghie e con i denti ogni minimo dettaglio e non lascio correre. È anche una questione di rispetto. Ci siamo tenuti lontano dalla tentazione di un processo mediatico per quel che ci riguarda e non intendiamo essere coinvolti in altre vicende.