L’augurio di sempre: Buon Natale!
È durato lo spazio di un mattino – in realtà fu di un pomeriggio la sorprendente novità –
il disinvolto tentativo di neutralizzare l’augurio vecchio stile nel celebrare la Natività,
ritenuto offensivo della sensibilità di chi non si riconosce nella visione della cristianità.
Cancellando un tratto dell’identità europea per facilitare il linguaggio dell’inclusività.
Un baratto. Il Natale con la generica parola: “Festa”
con la comunicazione a salvare la comunanza nella fiesta
per una millantata uguaglianza… di cartapesta
lesta nell’annuncio quanto sommersa da confuse idee nella testa.
E la promessa: sarà rimodulato il progetto per comporre la controversia
sull’identità di genere che ha finito col coinvolgere anche il nome di Maria,
nello sconcerto di chi, in tempi recenti, sottoposto ad una sorta di socioterapia,
si è visto già sottrarre l’esaltazione di una volta del presepe e della Sacra Famiglia.
Critiche pure al colore della pelle del Bambino. È il trionfo dell’ampollosa verbosità
tendente ad armonizzare in una piatta uniformità di vedute ogni diversità.
Non basta. Da due anni, imperversa l’emergenza sanitaria contro lo stato di normalità
persino nel giorno di Natale, una volta all’insegna di intima gioia per persone di ogni età.
Si sta con l’animo sospeso fra condizionamenti e incognite legate all’invalsa colorazione
di regioni e di Paesi e non mancano raccomandazioni nell’aprire la propria abitazione
a parenti e conoscenti. Sulla festa, vissuta sempre in famiglia, tira aria di apprensione.
Per le strade solite luminarie e decorazioni intensificano la luce fioca di un lampione.
Ad intermittenza si accendono alberi ed alberelli di un ecosistema in disfacimento.
Per la salute pubblica sconsigliato in questa circostanza ogni assembramento,
eppure: la stragrande maggioranza degli italiani non si è sottratta all’appuntamento
con il vaccino dato come argine ad un virus che si beffa del nostro stare al comandamento.
La grotta che accolse il Salvatore sembra rimasta confinata a Betlemme, non lontana però dal cuore
di piccoli e grandi che non rinunciano alla tradizione della loro infanzia, e fissano il chiarore
della Luce del mondo nella stella adagiata sul presepe di casa. E, con l’umiltà di un pastore
di altra epoca, ciascuno a modo suo si prostra in ringraziamento per i doni di quell’Amore.
Nella Notte Santa è Dio con le fattezze di un bambino a farsi carico delle vecchie e nuove povertà.
È il coro degli Angeli ad augurare la “Pace in terra, agli uomini di buona volontà”,
unica condizione per realizzare un mondo a misura delle loro necessità, per vivere in libertà
e perfetto stato di uguaglianza, che non impone innaturali limiti alle diversità.
Per quest’anno… stesso augurio
per poterci dire ancora:
Buon Natale!
Per un giorno o anche più:
“Chi vuol essere lieto, sia,
di doman non c’è certezza”. (Lorenzo de’ Medici)
Un pensiero beneaugurante particolare rivolgo agli amici, quelli veri – sottolineatura oltremodo doverosa, per quel che ci riguarda – che, con una sensibilità d’animo singolare, non hanno mancato – soprattutto nel corso degli ultimi, lunghi e difficili, anni – e non mancano di farci sentire la loro vicinanza, comunque e da dovunque si trovino, mantenendo vivo un rapporto di amicizia autentica.
Con animo significativamente grato a chi, avendo sposato la “causa”, ci regala il prezioso contributo professionale nella gestione del sito Internet dedicato – allo scopo di far emergere e conoscere una “storia” surreale, dai lati tuttora oscuri – e delle pagine social che ad esso sono state collegate più di recente.
Maria Michela Petti
22 dicembre 2021