LA VERITÀ NUDA O TAROCCATA?
Una massima di Democrito recita: «In verità nulla sappiamo, giacché la verità sta in fondo al pozzo».
Che patema d’animo per chi non intende rinunciare a ricercarla! E: tendenzialmente incline a riconoscere l’acume del pensiero filosofico, viene a trovarsi nell’imbarazzante situazione di reagire ad una citazione provocatoria di uno di quegli “spiriti magni” che Dante pone “nel nobile castello” inondato di luce, che si staglia fra le tenebre del I Cerchio dell’Inferno. Per il disagio causato da quest’affermazione che spingerebbe in direzione di una profonda prostrazione.
In fondo al pozzo: dove resterebbe – sì – abbracciato alla verità che conosce, ma che non vedrebbe mai la luce, assicurata – stando a quanto appare – ai menzogneri che possono continuare a scorrazzare in lungo e in largo, imperterriti e impuniti, per le vie del mondo lastricate di false buone intenzioni, come le strade dell’inferno, che invece il Sommo Poeta lascia nel buio pesto.
È la luce del limbo dantesco a fissare la differenza sostanziale fra le anime… Chi mente conosce la verità, intenzionalmente falsificata… e conta sull’ impossibilità che possa riemergere da un pozzo tanto più profondo quanto più si è riusciti a colmarlo con secchiate di calunnie e diffamazioni.
Difficile allungare lo sguardo sugli sconvolgimenti di piani subdolamente machiavellici che hanno punteggiato la storia dell’umanità, fino al presente, quando ci si sente nella morsa di un potere oscuro, che finirebbe con avere la meglio, se non si facesse sentire quella voce, anche se flebile, che nel silenzio insiste col ripetere: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore…ha rovesciato i potenti dai troni».
E si continua a sperare che la verità, da un momento all’altro, possa fuoriuscire sorprendendo con la sua “nudità” che incute paura per la storia di cui si annuncia messaggera.
Una delle tante leggende sul tema: “menzogna e verità”, inserita fra quelle dell’antica letteratura egizia e riproposta in una versione del XIX secolo modificata soltanto nell’ambientazione scenica, si ispira all’aforisma democriteo e narra di un incontro casuale fra la Verità e la Menzogna e la trama dei successivi passi – in senso letterale e metaforico – che guidano alla fine del racconto e al perché sia così difficile cogliere la schiacciante distinzione fra l’una e l’altra.
La storiella muove dalla banale e intrigante osservazione della Menzogna, dopo il convenevole “Buongiorno”: «Oggi è una giornata meravigliosa!». La Verità si ritrovò istintivamente a scrutare il cielo e, constatato che era vero, non poté che dirsi d’accordo. Continuando nello scambio di battute sull’ovvio, percorsero un tratto di strada insieme e finirono col farsi un bagno – in un lago, precisa la fonte egizia – dopo essersi accertate delle condizioni dell’acqua, già ammirata per la sua bellezza.
Dopo un po’ la Menzogna uscì fuori e, rivestitasi con gli abiti della Verità, si allontanò. Di lì a poco riemerse anche la Verità che, contraria ad indossare la veste della Menzogna, nuda com’era si mise a cercarla, suscitando la disapprovazione di chi, vedendola in quello stato, volse lo sguardo altrove e la costrinse a provare vergogna, tanto da spingerla a nascondersi nell’acqua. Nel pozzo: secondo la leggenda del XIX secolo ambientata nella cornice naturale che lo pone al centro della scena.
Da allora la Menzogna gira per il mondo indossando gli indumenti rubati alla Verità e la gente mostra di preferire una Verità taroccata a quella vera, nuda e pura.
Supera l’affermazione di Democrito il messaggio, forte e chiaro, lanciato da Jean-Léon Gérôme attraverso il dipinto su tela “La verità esce dal pozzo” (1896), conservato in Francia, presso il Museo Anne de Beaujeu di Moulins, nel dipartimento dell’Allier, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi.
L’artista ritrae una donna senza veli, con la gamba sinistra già oltre il bordo del pozzo e il piede quasi a toccare il pavimento. Nella mano destra stringe un frustino, puntato però verso terra. Come a voler dire: non intendo servirmene, ma non provate a ricacciarmi nel pozzo. Anzi: ascoltatemi!
Sì; perché, più dell’espressione seria del volto, colpisce il particolare della bocca aperta che sembra aver liberato un grido a lungo represso e immortala la volontà di parlare. Il fogliame che adorna il lato della scena alla sua destra si piega su di lei quasi a proteggerla, senza farle ombra e senza intaccare minimamente il valore descrittivo dei colori dell’insieme, consentendo alla luce di far risaltare la forza espressiva di un viso fuori dai canoni del modello di bellezza tradizionale. E il candore della carnagione si proietta sulle pareti che la circondano e va ad illuminare più intensamente una parte alta di quella alle sue spalle dal lato sinistro.
La luce. L’elemento che fa da sfondo alla verità, che la caratterizza e la penetra fino a diventare un tutt’uno con essa. Per andare ad alimentare la fiammella della speranza irrinunciabile che sostiene chi la rincorre attraverso un percorso in salita, dal fondo e dal buio del pozzo, senza cedere alla rassegnazione.
Maria Michela Petti
18 novembre 2020
MENZOGNA E VERITÀ
La leggenda vuole che un giorno la verità e la menzogna si siano incrociate.
«Buongiorno». Disse la menzogna.
«Buongiorno». Rispose la verità.
«Bella giornata». Disse la menzogna.
Quindi la verità si sporse per vedere se era vero. Lo era.
«Bella giornata». Disse allora la verità.
«Il lago è ancora più bello». Rispose la menzogna.
La verità guardò verso il lago e vide che la menzogna diceva il vero e annuì.
La menzogna disse: «L’acqua è ancora più bella. Nuotiamo».
La verità sfiorò l’acqua con le dita ed era davvero bella e si fidò della menzogna.
Entrambe si spogliarono e nuotarono tranquille.
Qualche tempo dopo la menzogna uscì, si vestì con gli abiti della verità e se ne andò.
La verità, incapace di vestire i panni della menzogna, cominciò a camminare senza vestiti e tutti erano inorriditi nel vederla così.