Il peso e la beffa
In quella che è stata denominata “confessione” del papa, andata in onda ieri – 6 febbraio – di sera, su RAI3, dopo aver dispensato la “ricetta” dell’ironia: “È una medicina che non va mai persa”, utile ad alleggerire i “pesi” che, inevitabilmente la vita (N.B.: spesso e volentieri, chi per essa si incarica di farsene sostituto ad acta) ci riserva, il pontefice ha ammesso di non essere “un sollevatore di pesi” che eccedano le sue possibilità, al pari di tutti gli altri esseri umani.
Come faccia a parlare, con tale convinzione, in nome di “tutti” gli stremati da “fatiche” che – sì e no – conosce per sentito dire (tralasciando quei “casi” volutamente ignorati) è qualcosa che ormai non mi stupisce affatto.
Non ci vuole un genio in sottrazione… in senso lato… per arrivare a:
Il peso che non c’è
O che non si vuole vedere
Per alleggerire un carico pesante
basta neutralizzare la letterina dissonante
della facoltà mentale
che è fatica bestiale.
Per non penare
chiudi gli occhi
e più non pen-s-are
con gli scarabocchi
fai poi solo finta di pesare
ed avrai di che fantasticare.
Adelante, adelante
non ti curar del pedante
essere pensante.
E voilà, il gioco è fatto!
Oltre al peso, pure la beffa
per il sopraffatto.
Maria Michela Petti
07 febbraio 2022