Il papato non è supremazia mondana
«Il ministero di Pietro non è un ufficio secolare di governante alla maniera dei re assolutisti e degli zar autocratici… I vescovi e i papi non devono prendere esempio dai sovrani secolari che opprimono e sfruttano i loro popoli».
Lo ha ribadito il card. Gerhard Müller, Prefetto emerito della già Congregazione – ora Dicastero – per la Dottrina della Fede, intervenendo domenica scorsa (7 maggio 2023) a Torino, presso il Palazzo Madama, alla presentazione del volume: “Il Papa. Missione E Ministero”, edito da Cantagalli.
Ribadito. E non per la prima volta; essendo frequenti i richiami e le puntualizzazioni sull’essenza del mandato papale proferiti dal porporato, teologo di riconosciuto spessore, stante la confusione che regna sovrana ai nostri giorni sotto il cielo della Chiesa.
Prese di posizione – o “ammonizione amorevole”, per dirla con le sue parole; o “correzione fraterna”, per dirla con le parole di qualche altro suo confratello – che l’esercizio fedele del chiaro, preciso e circoscritto, conferimento affidato a Pietro: “E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli nella fede” (Lc 22,32) renderebbero del tutto superflue, almeno relativamente alla reiterazione delle note trasmesse pubblicamente.
Per quel che mi riguarda: mai incontrato difficoltà nella comprensione della citata pronuncia di Cristo, inequivocabile e alla portata di tutti. Ancor più per aver avuto modo di trovarne conferma nei pontificati di mia memoria, alcuni dei quali antecedenti – e con quello corrente – conosciuti in presa diretta, da una posizione di prossimità, che non significa affatto “di privilegio”, come tale termine semplicisticamente ed erroneamente lascerebbe balenare nell’immaginario collettivo…
Gli stralci dalla relazione del card. Müller sul tema “Il mandato divino del Papa nella Chiesa di Gesù Cristo”, che qui riporto, sono manna per la mia coscienza, bisognosa di verifiche e conforto al pensare con lucidità e senza condizionamenti pregiudiziali, a dispetto delle spiacevolissime esperienze vissute.
«Il papato – ha riaffermato il cardinale – è, nella sua essenza più intima, un servizio all’unità di tutta la Chiesa nella verità del Vangelo. Il ministero di Pietro non è un ufficio secolare di governante alla maniera dei re assolutisti e degli zar autocratici, ma un ministero pastorale-spirituale. I vescovi e i papi non devono prendere esempio dai sovrani secolari che opprimono e sfruttano i loro popoli. Piuttosto, devono eccellere in una maggiore devozione alla salvezza eterna dei credenti…».
Il card. Müller – che spesso ha puntato il dito contro il “cerchio magico” influente a Santa Marta – ha richiamato ancora volta l’attenzione sulla scarsa utilità, “come in tutti i casi”, della scelta dei collaboratori più fidati in base a “criteri di compiacenza e clientelismo”, che «fa più male che bene a chi è in carica», il quale «non ha bisogno delle lodi che lusingano la vanità umana, ma della perizia critica» di chi è interessato solo ed esclusivamente «al buon esito del suo ufficio, cioè del pontificato».
All’ “ipocrisia servile” il porporato oppone l’autentico «attaccamento affettivo ed effettivo al Papa e al nostro vescovo o pastore [che] non ha nulla a che vedere con l’indegno culto della personalità degli autocrati secolari, ma è amore fraterno per un confratello cristiano a cui è stata affidata la più alta responsabilità nella Chiesa».
Ricollegandosi poi all’analisi della storia della Chiesa tracciata da Papa Ratzinger, non ha mancato di menzionare le «debolezze umane che possono affliggere in modo incombente, come già nel caso di Simon Pietro» e il «fatto che anche i Papi possono diventare uno scandalo perché, in quanto esseri umani, credono di voler tracciare una strada che è populista per il gusto del pubblico ma contraddice lo spirito di Cristo».
«Se c’è stato un traditore tra gli apostoli scelti da Gesù, e persino Pietro ha rinnegato Gesù nel corso della Passione, allora sappiamo – ha aggiunto il card. Müller – che anche i rappresentanti umani della Chiesa nella storia e nel presente possono fallire e abusare del loro ufficio in modo egoistico o ristretto».
Netto l’ammonimento: «Ogni Papa deve distinguere con precisione tra il suo mandato divino e sé stesso come individuo con tutti i suoi limiti. Non deve imporre agli altri cristiani le sue opinioni private sulla politica o la economia e le scienze non teologiche».
Mi è particolarmente gradito ricordare (cito a memoria) il richiamo al «rispetto della dottrina sociale della Chiesa, che deve valere anche a Roma», lanciato dal card. Müller in una delle prime interviste (nello specifico ad un quotidiano della Baviera) rilasciate dopo il mancato rinnovo del suo mandato a Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Correva il tristissimo, per noi, anno 2017 e quelle parole suonarono alle nostre orecchie (a fine giugno-inizio luglio) quale autorevolissimo invito ad una riflessione generale…dovuta e, ci fece piacere sperare, foriera di buone “nuove” anche in riferimento al “caso Hasler”.
Purtroppo, il tempo è passato inesorabilmente senza…ravvedimenti di sorta.
Per giunta: il succedersi di fatti e misfatti, di cui si è venuti fino ad oggi a conoscenza ad intervalli di tempo ravvicinati, ha messo in evidenza la radicalizzazione di un modus operandi che lascia strascichi impietosi di sofferenze, con l’allungamento di una lista di “graziati” e misericordiati” per libero arbitrio e la damnatio memoriae prevalentemente dei laici e, fra questi, dei più impotenti fra gli indifesi, ai quali per una serie di circostanze sfavorevoli è impedito di adire le vie legali.
P.S.: Autore della citazione in foto, con lo pseudonimo Barone Charles Bowen, è il magistrato britannico Charles Synge Christopher Bowen (1835-1894)
Maria Michela Petti
10 maggio 2023