Il coccodrillo, il rospo e…un convitato di pietra
Alla foce del fiume un coccodrillo se ne stava disteso per riscaldarsi al sole e, al colmo del piacere, non smetteva di emettere un sibilo che finì con l’incuriosire un rospo nascosto sotto una pietra, in attesa del buio per spostarsi altrove.
Sono le pietre, intese nel senso proprio e in quello figurato, a fare da sottofondo al loro bizzarro scambio di battute, avviato dal rettile sfiorato da quella che era servita all’anfibio per ripararsi.
«Non temi che, per un accidente qualsiasi – chiese il coccodrillo – potresti finire schiacciato sotto il peso di qualche sasso?»
«Sono ben altri i pesi che mi schiantano dentro, al cui confronto – replicò il rospo – impallidiscono le pietre che tu riesci addirittura a mandar giù. Soltanto uno stomaco da fossile vivente, quale sei, riesce a smaltire l’indigeribile!»
«Eh, no! caro il mio rospetto, tu sei di quelli che in quantità incalcolabile sono costretti ad ingoiare i viventi, soprattutto se di fascia meno privilegiata.
Dunque: non ferire con la trave che è nel tuo occhio il mio che ripulisco con le mie lacrime. Che non sono quelle degli ipocriti versate per salvare la facciata, dopo averne fatte di ogni, specialmente a danno dei più indifesi.
Degli oppressi e degli abusati a vario titolo.
Dei colpiti e annientati da calunnie e diffamazioni: da parole che sono più micidiali di vere e proprie pietre massicce.
Di quelli che per sopravvivere devono ingoiare troppi rospi.
Di quelli che troppe volte, inconcepibilmente, finiscono nella stretta della gogna e che, privi di mezzi di difesa, ne muoiono senza essere nemmeno velati in extremis da quello straccio, che osano chiamare “coccodrillo” riservato, invece, ai compagni di qualsivoglia sventura umana che lasciano questo mondo ammantati di popolarità e di notorietà.
Sono questi comportamenti, che toccano il limite estremo della disonestà coniugata con l’ipocrisia, ingrediente segreto e speciale che (non) fa la differenza – concluse il coccodrillo – le pietre che come vorrei! fossero concrete per poterle addentare e risparmiarle agli impotenti destinatari. Piuttosto che sopportarne il peso anche per esserne coinvolto, come ti ho fatto notare, senza potermene io stesso liberare».
«Siamo in due – chiosò il rospo – a restare invischiati nella rete della sregolatezza dei comportamenti degli umani che, oltretutto, ci sbeffeggiano pure senza un minimo di ritegno.
Ma, insomma: sono uomini o animaloidi con parvenza di umanoidi?».
Maria Michela Petti
01 ottobre 2024