Caso Rupnik: ultimo atto. Come prefigurato
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…
chi ha dato, ha dato, ha dato…
scurdámmoce ‘o ppassato
Il sito “Silere non possum”, che all’inizio di dicembre 2022, accese i riflettori sull’allora gesuita direttore del Centro artistico “Aletti”, Marko Ivan Rupnik, accusato di abusi di varia natura (noti in ambienti vaticani almeno dal 2018) da una ventina di consacrate, offre oggi, 25 ottobre, un ulteriore ragguaglio sulla sconcertante vicenda che lo vede protagonista e dai lati tuttora non del tutto chiariti.
Vicenda ripercorsa nell’articolo al link di seguito e integrata con quello che, al momento, si può definire ultimo atto.
Come da previsione diffusamente preannunciata fin dallo scorso luglio, a seguito dell’espulsione dalla Compagnia di Gesù, a motivo del «suo rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza», l’ex gesuita sloveno Rupnik, non laicizzato – nonostante la scomunica latae sententiae (cancellata nel giro di due settimane) per aver assolto una sua complice nel peccato riconosciuto come delitto canonico – è stato accolto nella sua diocesi di origine.
Incardinato dal vescovo di Capodistria, mons. Bizjak – al quale aveva rivolto istanza in tal senso – con il beneplacito del nunzio apostolico in Slovenia, mons. Speich, non risultando condanne a suo carico, don Rupnik potrà continuare a portare avanti gli impegni di sua preferenza: la predicazione e l’attività mosaicista.
Come nulla fosse successo.
Ininfluenti si sono rivelate le preoccupazioni, in merito agli sviluppi di questo “caso”, manifestate anche da eminenti esponenti della gerarchia ecclesiastica, e le critiche ben fondate di attenti e autorevoli analisti di questioni ecclesiali, ampiamente riportate nei miei Post precedenti, rilanciando in particolare i numerosi e accorati interventi de “Il Sismografo”.
Fatti e misfatti del genere offrono a me l’occasione, non per formulare commenti del tutto inutili, ma per soddisfare l’interesse personale e familiare di evidenziare incoerenza e disparità di giudizio nel trattare e maltrattare (specificatamente: Eugenio Hasler) soggetti sottoposti a quella che ho già, in un altro Post, paragonato all’attività di un fisarmonicista, che aziona le tastiere del suo strumento per far sentire la musica che gli va di suonare.
Per i selezionati, in base ad un criterio sui generis: al suadente ritmo di “misericordia” … tranne che per i macchiatisi di “colpe” non meglio definite e a prescindere da prove provate.
Il tutto al tempo del perdon(ism)o… per tutti.
Maria Michela Petti
25 ottobre 2023