A tu per tu con il Serafico
Nel cammino quotidiano sui sentieri del dubbio, con il cuore che cerca pace e conforto nella testimonianza di vita che ci hai lasciato, la mente riposa un po’, almeno per un po’, nel ricordare l’ardore del tuo insegnamento.
E nei momenti di solitudine e di abbandono, quando più forte soffro il silenzio di una voce amica – in un attimo, il tempo di un clic, potenza della tecnologia! – mi ritrovo non più isolata nella mia stanza, ma trasportata attraverso il PC davanti alla Tua tomba e mi è più facile risentire le Tue Esortazioni.
«Dove è quiete e meditazione, ivi non è né preoccupazione né dissipazione».
E sei Tu, «tutto serafico in ardore» (Dante, Paradiso XI), a risollevare il mio animo, a ricantarmi la bellezza del creato per farmi ritrovare nelle Tue Laudi la gioia di continuare a sperare nonostante tutto (spes contra spem!), la forza rinvigorita per superare, o almeno non rinunciare ad ogni tentativo per superare ogni ostacolo.
E «frate sole… bellu e radiante cum grande splendore» rischiara la tristezza delle idee confuse dalle difficoltà, con «frate focu per lo quale ennallumini la nocte», irradia i momenti bui della mia anima e riscalda il cuore abbandonato nell’indifferenza e bramoso di affetti.
Ti ringrazio perché hai lodato il Signore per quelli che sostengono «infirmitate et tribulatione», perché fra questi mi sento inclusa, pur non sapendo se sia degna della tua preghiera. Sì, forse, sono “in pace”, con qualche dubbio momentaneo, e mi consola la certezza che professi: «da Te, Altissimo, sirano incoronati».
Ma: come è difficile perdonare chi mi/ci ha ingiuriato, ingannato e deluso! e confesso: non ne sono capace.
E: come è difficile essere “poveri in spirito” ed ancor di più amare chi ti percuote su una guancia e non aspetta nemmeno che gli si offra anche l’altra, prima che te l’abbia già schiaffeggiata. E ancora: accettare noncuranza, rifiuti, ingratitudine, offese anche alla propria dignità, sopportando il tutto con pazienza, senza restarne turbata, ed anzi riconoscere che sia questa la “vera” e perfetta “letizia”.
Vorrei imitarti, ma mi manca la tua forza morale che ti spinse a spogliarti di te stesso, non solo delle tue vesti, per abbracciare Madonna povertà e vivere da uomo libero. Libero dai lacci dell’ipocrisia e delle contraddizioni fra il dire e il fare.
A Te affido la mia segreta speranza di riuscire a conservare «la pace nell’anima e nel corpo» sopportando «le contrarietà… per amore di nostro Signore Gesù Cristo» (Amm. XV), ma Ti prego: intercedi per me, affinché «dove è l’errore» si porti “la Verità” e “la luce” «dove sono le tenebre», perché io possa portare “il perdono” «dove è l’offesa».
Maria Michela Petti
04 febbraio 2020 – Commemorazione del martire, missionario in Turchia, il cappuccino S. Giuseppe da Leonessa, di cui si legge in Rete: «predicatore sull’uscio di casa, nei villaggi e nella città reatina, sua patria. I risultati furono altrettanto consolanti, e il suo zelo di carità ancor più necessario, perché il più difficile terreno di missione è spesso quello stesso sul quale fiorisce la santità in mezzo alle ortiche del vizio e ai rovi dell’indifferenza».