Dubbio amletico su difesa – in astratto – dei diritti dei lavoratori
Parlarne o non parlarne?
Se sia più onorevole il silenzio in tema di difesa dei diritti dei lavoratori, là dove i fatti – le controversie appena affiorate e con nonchalance silenziate – non di rado ne rivelano la teoricità, che non si rinuncia a proporre e riproporre con un eccesso di insegnamenti, sic et simpliciter obbliganti.
E: quanto sia onorevole, su problematiche del genere, il silenzio latitante di etica professionale degli operatori dell’informazione, specie di quelli che in altri “casi” (per non dimenticare: quello riguardante Eugenio Hasler) – si sono dimostrati inclini al gusto sensazionalistico.
Censura o autocensura indotta? Comunque sia, un oltraggio ad un altro diritto: la libertà di espressione, peraltro sancito dall’Articolo 21 della nostra Costituzione, e a dispetto dei reiterati, magniloquenti, sermoni sul tema, in effetti del tutto retorici.
La nuova che ha alimentato il mio dilemma è di ieri (16 giugno) ed è stata pubblicata da “Il Fatto Quotidiano”.
Rete Blu spa, editrice di TV2000, controllata dalla CEI (Conferenza episcopale italiana) ha presentato ad una quarantina di collaboratori dell’emittente televisiva la transazione, ritenuta ”indecente” dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall’Associazione Stampa Romana, che prevede la chiusura del rapporto di lavoro, svolto per anni “a Partita IVA”, con l’accettazione di € 500 (cinquecento) e la rinuncia ad ogni altra pretesa a difesa dei diritti maturati e della dignità umana e professionale lesa ulteriormente da quello che è stato definito un “obolo”. Per poter proseguire nella medesima collaborazione, senza contratti regolari.
La controversa questione è stata ben argomentata dalla testata online “giornalistitalia” (al link di seguito), che ha anche dato notizia del supporto legale offerto da UNIRAI ai precari di TV2000, come a tutti i precari del servizio pubblico, e della solidarietà a quelli della televisione dei vescovi manifestata dai giornalisti RAI della direzione Approfondimento. I quali, condannando inequivocabilmente la “conciliazione” in oggetto – che “in tali forme non devono essere proposte nelle minori come nelle maggiori testate” – sottolineano che “nessun operatore dell’informazione dovrebbe tollerare questo declino contrattuale in un Paese che pretende dalla stampa indipendenza e professionalità”.
Purtroppo, nessun cenno sulle reti RAI anche di questi lodevoli interventi provenienti dalla stessa “casa”! E, manco a dirlo, nemmeno su qualsiasi altro organo di informazione.
Questa vicenda, come altre particolarmente “sensibili”, resta avvolta da un silenzio tombale e irrazionale.
Dal canto suo la FNSI, sul proprio sito, stigmatizza la proposta: «Un ‘patto leonino’ che non fa onore alla Cei, cui Tv2000 fa riferimento», invitando i colleghi a non sottoscriverlo.
Dichiarando poi la piena disponibilità delle associazioni di categoria alla loro «assistenza nella rivendicazione del diritto alla dignità del lavoro, che passa attraverso contratti equi», il sindacato unitario dei giornalisti italiani non manca di rimarcare: «La dignità del lavoro ricorre spesso nei discorsi del cardinale Zuppi, presidente della Cei, un tema ben presente anche nelle parole di Papa Francesco. È evidente però che questo non riguarda il lavoro giornalistico, che può essere precarizzato e al quale può essere tolta qualsiasi dignità con 500 denari».
E rilancia il comunicato con il quale la Segreteria dell’Associazione Stampa Romana bolla come “indecente” la proposta dell’editrice di TV2000 «che confligge con la difesa della dignità del lavoro, tema caro ai Vescovi e a Papa Francesco» assicurando la vicinanza “fattiva” a «coloro che, comunque inquadrati, svolgono attività giornalistica nell’emittente».
L’incongruenza sottolineata da questi organismi sindacali mi ha rinfrancato lo spirito esposto, un giorno sì e l’altro pure, a tentazioni generate dal detto e, nettamente, contraddetto pure a nostre spese, particolarmente in tema di diritti in generale e specificamente di quelli dei lavoratori. Violazione subita da Eugenio nella forma ormai nota della “cacciata”, unica nel suo genere.
L’ultima delle tentazioni cui faccio riferimento risale a due giorni fa.
Rivolgendosi sabato scorso (15 giugno) ad un gruppo di amministratori delegati di grandi imprese e banche, e riprendendo un altro dei temi su cui batte e ribatte: “la cultura dello scarto”, il papa ha affermato tra l’altro: «Mentre però ricicliamo le materie e gli scarti dei materiali, non abbiamo ancora imparato – permettetemi l’espressione – a “riciclare” e non scartare le persone, i lavoratori, soprattutto i più fragili».
Per alleggerirmi il peso di questa frase (che pesa su di noi con tutta la sua insostenibile concretezza), letta nei resoconti giornalistici, la memoria mi venne subito in soccorso con quella preferita da Topo Gigio, con quale chiudo anche questo Post che di certo non brilla di leggerezza: “Ma cosa mi dici mai?”.
Maria Michela Petti
17 giugno 2024