Dopo i giorni in cui c’ero… mi resta “la stella” di un Pontificato
2013 – 11 febbraio – 2023
«Il mio pensiero si rivolge in modo particolare a voi, cari amici, che prestate la vostra opera nei diversi settori del nostro piccolo Stato, da quelli più visibili a quelli più nascosti. Constato ed apprezzo ogni giorno i frutti del vostro impegno e della vostra competenza, e sono venuto qui proprio per dirvi il mio grazie sincero e darvi un segno concreto della mia vicinanza. So bene che il vostro servizio è spesso faticoso e richiede sacrifici che coinvolgono a volte, insieme con voi, anche le vostre famiglie: ciò rende il mio grazie ancora più sentito…
Assolvendo con impegno i vostri compiti, cari amici, voi assicurate la vita quotidiana dello Stato ed aiutate il Papa nel compimento del ministero che il Signore gli ha affidato al servizio della Chiesa e del mondo. Non è dunque fuori luogo definirvi “collaboratori del Papa”, e come tali vi saluto oggi proprio qui, davanti a questo palazzo che idealmente simboleggia i diversi luoghi nei quali svolgete le vostre mansioni».
È un estratto dal Discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI di v. m. durante la sua visita al Palazzo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, nel tardo pomeriggio del 31 maggio 2007, che avevo ascoltato dalla viva voce del Pontefice, con gli altri dipendenti di quell’Amministrazione, e che mi ha accompagnato nei restanti dei dodici di servizio in quel posto.
Servizio che avevo iniziato il 1° agosto 2005, appena tre mesi dopo la Sua elezione al Soglio pontificio.
Fu la prima volta che baciai la mano a Benedetto XVI da Pontefice. Ebbi questo onore perché fu deciso di concederlo ai dipendenti più giovani e a quelli più anziani di ogni ufficio; ne furono aggiunti altri, scelti su richiesta del Papa tra le colleghe e i colleghi che stavano vivendo momenti di difficoltà di varia origine. Fu, pertanto, per espressa volontà di Benedetto XVI manifestare la sua vicinanza a quei ‘suoi’ collaboratori che si trovavano in condizioni di disagio, tristezza, lutto o malattie…
Per quell’occasione io ero stato indicato perché il più giovane dell’Ufficio nel quale prestavo servizio.
Ho avuto quindi il privilegio di vivere da vicino gli anni del pontificato di Papa Ratzinger ed altri quattro di quelli trascorsi nel Monastero “Mater Ecclesiae”, a pochissimi metri in linea d’aria da quel Palazzo del Governatorato (dove ho consumato lunghissime ore), a seguito della storica “rinuncia” ad esercitare il ministero petrino, annunciata l’11 febbraio 2013, davanti ai Cardinali riuniti in Concistoro.
Evento questo di portata eccezionale, per come fu avvertito dai fedeli in ogni parte del mondo, colti di sorpresa dalla notizia che, esattamente dieci anni fa, fece il giro del mondo in men che non si dica.
Anche quel giorno, io c’ero. Non in ufficio; ma lo ricordo perfettamente. Essendo non lavorativo, per la ricorrenza dell’Anniversario dei Patti Lateranensi, mi trovavo in un centro commerciale quando anche a me arrivò la notizia…
Ricordo: l’atmosfera di sospensione che avvolse il ristretto gruppo di colleghi, con i quali avevo instaurato un contatto un po’ meno ridotto per quel formalismo cautelativo dettato dalle incognite… occupazionali, il cielo cupo di quel dì sulla Capitale e il fulmine che calò a sera sul Cupolone. Di questo ancora oggi mantengo la foto sul mio cellulare.
E ricordo la frase conclusiva del breve intervento, al termine della “Declaratio”, con il quale il Card. Angelo Sodano, allora Decano del Collegio Cardinalizio, interpretò con accenti commossi e commoventi il senso di smarrimento e incredulità che accomunò i presenti a quell’annuncio, caduto “quasi come un fulmine a ciel sereno”.
«La sua missione, però, continuerà. Brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo Pontificato». Affermò con convinzione il cardinale che ci ha lasciati, a fine maggio dello scorso anno, dopo essere entrato a pieno titolo nella storia della diplomazia vaticana e della Chiesa.
Parole che, lì per lì, sembrarono dettate dal rifiuto dell’interruzione di quello che poco prima, ripercorrendolo nei momenti significativi della sua durata, aveva definito un “luminoso pontificato nel solco della continuità” con i suoi predecessori sulla Cattedra di Pietro. Quasi a cercare l’effetto placebo non solo per i confratelli riuniti per quell’occasione, che si era rivelata straordinaria, ma anche per la Comunità tutta dei credenti, che di lì a poco sarebbe stata raggiunta da quella notizia sorprendente, del tutto inusuale ed inattesa.
A distanza di dieci anni, ed ancor più dopo la scomparsa di Benedetto XVI, avvenuta un mese e mezzo fa circa, il 31 dicembre 2022, quella del Cardinal Sodano, che poteva essere letta al momento come speranza che non vuole morire, si è rivelata una certezza a prova dell’inesorabile trascorrere del tempo.
Nel buio che, all’improvviso, si è deciso di far scendere su di me brilla “la stella” di un Papa che ha accompagnato gli anni della mia giovinezza. Quando guardavo al futuro coltivando, con l’entusiasmo tipico di quell’età, tutte le speranze di chi, normalmente, può credere di avere tutta una vita davanti per vederne la realizzazione. Con fiducia illimitata, soprattutto nelle persone credute lontane anni luce da quegli aspetti tutt’altro che edificanti di un ambiente, pur conosciuto per forza di cose, ma evidentemente attraversato senza l’armatura adatta…
E oggi di quelle speranze e di quel futuro, a lungo accarezzato con i desideri di normalissima ordinarietà, non resta più molto. L’entusiasmo è solo un lontano ricordo. E le speranze? Neanche a parlarne…
Che delusione scoprire, alla prova dei fatti, di non aver sviluppato le difese immunitarie di cui avrei avuto bisogno!
Eugenio Hasler
11 febbraio 2023
La luce delle stelle brilla agli occhi di chi volge in alto lo sguardo, elevandolo al di sopra di ogni bassezza. Le stelle ci sono, sempre, anche se troppo spesso nascoste da nuvoloni.