Tweet per Tweet
«Franca Giansoldati, del Messaggero, in un suo tweet, spiega perché i vaticanisti avrebbero taciuto», annota oggi – 6 luglio – su Stilum Curiae Marco Tosatti, riferendosi alla riflessione sulla problematica situazione cinese con annessa esortazione alle «persone di buona volontà di Hong Kong, affinché possano costruire insieme una società prospera e armoniosa», non pronunciata dal papa nel dopo Angelus di ieri, ma che era stata inserita nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede distribuito ai giornalisti; sotto embargo – faceva tempestivamente notare con un Post – da intendersi però fino al momento della lettura.
Su questa “notizia”, ignorata dagli organi di stampa di casa nostra, il decano dei vaticanisti di altri tempi è tornato oggi stigmatizzandone l’inadempienza ai fini di una corretta informazione e rendendo noto il traguardo dei 17 milioni di visualizzazioni raggiunto dal suo Blog,
Cifra oggettivamente eloquente, quali che siano le motivazioni alla base di una tale frequentazione.
I miei modesti, ma sentiti, rallegramenti, dott. Tosatti, da questa pagina. “Da remoto”: mi passi l’espressione, non per cavalcarla in quanto ricorrente nel linguaggio dei nostri giorni e senza essere irriverente nei confronti della drammaticità cui rimanda il ricorso ad essa.
Qui, di seguito, il tweet in risposta all’osservazione avanzata su SC:
Non certo uno scoop! anche per i non interessati alla materia. Una conferma per chi scrive; e la ripropongo per un sottile piacere, con buona pace per i diversamente sensibili, per i quali non mancano certo altre notizie e motivi di soddisfazione.
Tweet per tweet. Ecco quello del papa del 3 maggio scorso, in occasione della Giornata per la libertà di stampa:
«Nella crisi attuale abbiamo bisogno di un giornalismo libero al servizio di tutte le persone, specialmente di quelle che non hanno voce; un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace».
Ogni altro commento mi sembra superfluo.
Ah! Il senso e il peso delle parole…
Maria Michela Petti
A tali affermazioni, il problema da porsi sarebbe anche un altro… volendo… così, per amor di trasparenza intellettuale: chiedersi il perché, per alcuni Casi invece (come quello di Eugenio), si è parlato in maniera scorretta e irrispettosa dei protagonisti e del loro dolore.
Se la risposta fornita al “perché nessun vaticanista ne parla sulla questione delle persone di buona volontà di Hong Kong” è stata “se lo fai vieni sanzionato”…. la risposta al “perché alcuni giornalisti abbiano iniziato e portato avanti un processo mediatico contro uno dei protagonisti degl’altri Casi (citati prima), ritenendo dunque attendibili le soffiate anonime MAI confermate formalmente da nessuno” QUALE SAREBBE?!?!
Si presume che in questo secondo caso, letti alcuni articoli di giornale, la paura di essere sanzionati non c’era…..Ma allora sorge spontanea una domanda: quando un giornalista non teme di essere sanzionato, è legittimato a scrivere la qualunque?! Si chiede per capire, soprattutto se poi si fà ricorso nuovamente alle direttive previste nella “Carta dei doveri del Giornalista”. Tra queste:
– “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti”.
– In tutti i casi di indagini o processi, il giornalista deve sempre ricordare che ogni persona accusata di un reato è innocente fino alla condanna definitiva e non deve costruire le notizie in modo da presentare come colpevoli le persone che non siano state giudicate tali in un processo”.
Concludo con un’affermazione di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di stampa, 3 maggio 2020: “(…) un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace”.
Esortazione che mi auguro possa essere applicata anche nella storia che riguarda Eugenio!!
A tali affermazioni, il problema da porsi sarebbe anche un altro… volendo… così, per amor di trasparenza intellettuale: chiedersi il perché, per alcuni Casi invece (come quello di Eugenio), si è parlato in maniera scorretta e irrispettosa dei protagonisti e del loro dolore.
Se la risposta fornita al “perché nessun vaticanista ne parla sulla questione delle persone di buona volontà di Hong Kong” è stata “se lo fai vieni sanzionato”…. la risposta al “perché alcuni giornalisti abbiano iniziato e portato avanti un processo mediatico contro uno dei protagonisti degl’altri Casi (citati prima), ritenendo dunque attendibili le soffiate anonime MAI confermate formalmente da nessuno” QUALE SAREBBE?!?!
Si presume che in questo secondo caso, letti alcuni articoli di giornale, la paura di essere sanzionati non c’era…..Ma allora sorge spontanea una domanda: quando un giornalista non teme di essere sanzionato, è legittimato a scrivere la qualunque?! Si chiede per capire, soprattutto se poi si fà ricorso nuovamente alle direttive previste nella “Carta dei doveri del Giornalista”. Tra queste:
– “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti”.
– In tutti i casi di indagini o processi, il giornalista deve sempre ricordare che ogni persona accusata di un reato è innocente fino alla condanna definitiva e non deve costruire le notizie in modo da presentare come colpevoli le persone che non siano state giudicate tali in un processo”.
Concludo con un’affermazione di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di stampa, 3 maggio 2020: “(…) un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace”.