Riflessioni di “La Berta”
Un sentito grazie a coloro che esercitano la professione di “giornalista” con etica e nel rispetto della verità “VERA” e non costruita magistralmente su falsità, impegnandosi nel riportare un’informazione più accurata possibile e non pilotata!
A fronte di ciò, mi sono documentata sulla normativa che regola tale figura professionale, ed interessanti sono le direttive previste nella “Carta dei doveri del Giornalista”.
Premettendo che non sono un avvocato e tantomeno una giornalista, e che sono laureata in un altro settore, mi permetto comunque di condividere una mia umile riflessione, calando tali direttive nella vicenda che coinvolge Eugenio.
A tale proposito, alla voce “Doveri – Responsabilità del giornalista” si afferma quanto segue:
– “Il giornalista rispetta il diritto alla riservatezza di ogni cittadino e non può pubblicare notizie sulla sua vita privata se non quando siano di chiaro e rilevante interesse”. Nel caso di Eugenio, questo dovere è venuto a mancare!!! Basta citare un passo di un articolo del 6 aprile 2017, riferito alla sua mamma: “La signora, moglie dell’ex capitano delle Guardie Svizzere, attualmente in pensione (ma ancora al lavoro all’archivio come volontario e ancora residente negli appartamenti del quartiere interno delle Guardie Svizzere)”.
Mi sorge una domanda spontanea: ai fini di quella che viene definita la “cacciata” di Eugenio, che bisogno c’era di rendere pubblica la posizione lavorativa del padre e la sua residenza?? Sono sicura che al panettiere, al direttore di una Banca, al funzionario di qualsiasi Ministero, non interessassero queste informazioni, che a mio avviso hanno violato la privacy delle persone citate nell’articolo!
Ancora ad oggi, mi è oscura l’attinenza di queste specifiche con il tema affrontato nell’articolo di giornale: non capisco il contributo che abbiano apportato da un punto di vista informativo! E non riesco a capirlo, soprattutto quando leggo un’altra direttiva “L’autonomia del giornalista serve a garantire l’obiettività dell’informazione. L’informazione obiettiva serve unicamente la collettività, ossia persegue un interesse generale”. Dunque, informare gli utenti su cosa fa nella vita il padre di Eugenio e sulla sua residenza, significa servire la collettività e perseguire un interesse generale? NO..NO..NO! Mi auguro che l’intento non fosse quello di fare del gossip vista la delicatezza della vicenda: non sarebbe eticamente professionale!
– “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti”. Indovinate un pò? Nel caso di Eugenio, questo dovere è venuto a mancare!!!In che modo? Beh…. scrivendo articoli basandosi su quanto spifferato dai “corvi” che a quanto pare si sono sostituiti alla Sala Stampa. A proposito, questa si era limitata a comunicare che «Eugene Hasler non lavora più in Vaticano da una settimana»”. Eppure, i corvi svolazzanti sulla Città del Vaticano ne sapevano di più, e per adempiere al loro ruolo di “spie”, pensarono bene di dover condividere la “loro” verità -attenzione solo “loro”- ai giornalisti, facendolo nel modo in cui si esprimono eccellentemente: calunniando e pugnalando alle spalle, mantenendo l’anonimato! Ma come?! Si fanno paladini della verità e della giustizia, e poi scrivono lettere anonime, celandosi dietro a “lavoratori esasperati”… su su……e come direbbe il caro buon vecchio Totò: ma mi faccia il piacere!!!
Comunque, ritornando alla disposizione, l’attendibilità di queste soffiate tra cui “autoritario” “responsabile di mala gestione e di mobbing verso i sottoposti tale da seminare terrore tra gli uffici” “anzi del «Cavalier Hasler»”, è dovuta a cosa, visto che non sono state MAI confermate da nessuno… ma proprio nessuno, neanche quel “nessuno” di Istituzionale?! Anzi… il veleno dei corvi, è stato sempre smentito da chi realmente conosce Eugenio: smentito non solo da familiari, amici ma anche dai suoi colleghi (tra cui la sottoscritta) e persone che sono entrate in contatto con lui per motivi di lavoro!
– “In tutti i casi di indagini o processi, il giornalista deve sempre ricordare che ogni persona accusata di un reato è innocente fino alla condanna definitiva e non deve costruire le notizie in modo da presentare come colpevoli le persone che non siano state giudicate tali in un processo”. Ebbene si…Tutti in coro: Nel caso di Eugenio, questo dovere è venuto a mancare!!! Infatti, da quanto emerge da alcuni articoli, sembra proprio che dei giornalisti se ne siano dimenticati!!La cosa grave è che oltre a dimenticarsene, sia stato portato avanti un “processo mediatico”! Questo, oltre ad essere moralmente scorretto, è profondamente ingiusto!
Affermazioni del tipo “il Papa in persona è dovuto intervenire, considerata la gravità della situazione: c’era da risolvere in via definitiva il caso di un funzionario, Eugenio Hasler (qui mi sono permessa di apportare una piccola modifica, visto che il cognome era stato scritto erroneamente con due “s”), ritenuto responsabile di mala gestione e di mobbing verso i sottoposti tale da seminare terrore tra gli uffici”, lasciano intendere che quanto sputato dai corvi sia la verità assoluta! Beh non è così!!!E lo dimostrano le parole di stima e di riconoscenza pronunciate, anche in questi giorni, in favore di Eugenio!
Prima di schierarsi, condannare una persona e infierire su di lei non rispettando il suo dolore e di chi gli sta accanto, è importante conoscere bene i fatti e farsi un esame di coscienza!
Concludo, prendendo spunto da un’affermazione di un giornalista, sempre in merito a questa straziante vicenda: “Certo non un clima in sintonia con un pontefice come Francesco”.
Posso affermare che il “clima non in sintonia con un pontefice come Francesco”, è quello dove si respira l’aria delle calunnie con il fine ultimo di annientare la persona! A tale riguardo, ripenso alle parole pronunciate dal Santo Padre nel corso dell’Udienza Generale tenutasi in Piazza San Pietro il 6 giugno 2018:
“(..) C’è la cerimonia della Cresima, e poi ci diamo la pace: il Vescovo la dà al cresimato, e poi nella Messa, la scambiamo tra di noi. Questo significa armonia, significa carità fra noi, significa pace. Ma poi cosa succede? Usciamo e incominciamo a sparlare degli altri, a “spellare” gli altri. Incominciano le chiacchiere. E le chiacchiere sono guerre. Questo non va! Se noi abbiamo ricevuto il segno della pace con la forza dello Spirito Santo, dobbiamo essere uomini e donne di pace, e non distruggere, con la lingua, la pace che ha fatto lo Spirito. (…) Il chiacchiericcio non è opera dello Spirito Santo, non è opera dell’unità della Chiesa, il chiacchiericcio distrugge quello che fa Dio…ma per favore smettiamola di chiacchierare, d’accordo o no, si o no?” Pienamente d’accordo con il Santo Padre!!!!
Prego ogni giorno affinché questo messaggio arrivi non alle orecchie, ma alla coscienza e all’animo dei Giustiziatori (i corvi) che con le loro sentenze, dall’alto del loro essere dei “cristiani perfetti”, hanno infangato Eugenio e seminato distruzione.
Distruzione nei cuori di chi lo ha conosciuto veramente, di chi ancora oggi lo ricorda con affetto e stima sia dal punto di vista professionale che umano, di chi ancora oggi crede fermamente nel volto materno della Chiesa, capace di accogliere con il suo abbraccio di misericordia: l’abbraccio di cui NOI TUTTI abbiamo bisogno…l’abbraccio che ognuno di noi non dovrebbe negare a nessuno, perché nessuno è perfetto e può capitare di sbagliare nella vita.
L’importante è riuscire a donare all’altra persona la “possibilità” di rialzarsi, tendendole la mano e una volta afferrata, stringerla forte con tutto l’amore e il perdono che il Signore ci ha insegnato e trasmesso!
Alla grande “donna” , autrice di un siffatto magistrale articolo giornalistico il mio “GRAZIE!” dal profondo del cuore.
Per il coraggio della testimonianza. Per il preziosissimo contributo alla verità. Per l’accorata partecipazione ad una vicenda umana che ha dell’incredibile.
Per l’alta lezione di giornalismo meriterebbe l’iscrizione all’ Albo. Non sempre chi è in possesso del “tesserino” rilasciato dall’Ordine dispone di quelle doti umane indispensabili per svolgere il mestiere, rendendo onore alla nobile professione, come fosse una missione,: al servizio esclusivo della verità, nel rispetto della dignità della persona.
A chiunque Lei sia la mia riconoscenza, con l’assicurazione che avrà un posto particolare nei ricordi che fanno da contraltare a tutta la sofferenza patita.
Maria Michela