Ah, il bel tacer!
Ma, veramente, “non fu mai scritto”?
Di certo, quando… conviene star zitto.
Il bel tacer
che torna utile invocare in situazioni di comodo
e che, pur sempre, vien scritto per riscriverlo ammodo.
Parlare, pregare… Sì, anche In silenzio
e, nondimeno… approfittare di un ampio spazio
per lasciarsi andare a giustificazioni opinabili
sotto mentite spoglie di intenti… bandierabili.
Nel corso della conferenza stampa on air, sul volo di ritorno da Lisbona, nella tarda serata di ieri (6 agosto 2023) a conclusione della XXXVII GMG, il papa ha tenuto a precisare tra l’altro il motivo alla base della sua decisione di non leggere le considerazioni finali con la preghiera composta per l’occasione, al termine della recita del rosario con i giovani (e altri pellegrini) malati, riuniti nella Cappella delle Apparizioni a Fatima, raggiunta nel penultimo giorno del suo viaggio, con l’immancabile seguito di cameramen e fotografi.
Alla precisa domanda della vaticanista portoghese di Rádio Renascença, Aura Maria Vista Miguel, sul perché non ha soddisfatto “pubblicamente” la richiesta di “pregare per la fine della guerra (e siamo in guerra in questo momento purtroppo)” proprio nel luogo in cui la Madonna l’aveva raccomandata, questa è stata la risposta (per me enigmatica) di Bergoglio.
«Ho pregato, ho pregato. Ho pregato la Madonna e ho pregato per la pace. Non ho fatto pubblicità. Ma ho pregato. E dobbiamo continuamente ripetere questa preghiera per la pace. Lei nella prima guerra mondiale aveva chiesto questo. E io questa volta (questo) ho chiesto alla Madonna. E ho pregato. Non ho fatto pubblicità».
Senza giri di parole, che non mi si confanno, sto continuando a chiedermi con quale preghiera – e in quali circostanze, con essa – si faccia “pubblicità” E, inoltre: a chi e/o a che cosa, si farebbe tale ipotetica “pubblicità”.
Pubblicità ritenuta dagli effetti negativi, o comunque non rispondente ai desiderata, stante la rinuncia all’orazione a viva voce, in quel di Fatima.
Anche dopo averne letto le interpretazioni giornalistiche, confesso di non essere riuscita a trovare una delucidazione valida ai miei interrogativi.
Sarà una limitazione della mia capacità intellettiva? Forse. E, in tal caso e a tal proposito, col tempo – forse – e con uno sforzo di volontà, addestrata peraltro a non pochi e non facili esercizi del genere, me ne farò una ragione.
A costo di essere accusata di “pensar male” – qualcuno, con successo di repliche, ebbe a dire che, a farlo, si fa peccato, ma ci s’indovina – non nascondo che le giustificazioni da parte del portavoce vaticano, amplificate dagli organi di stampa, pure della mancata lettura di alcuni discorsi, preparati per i vari appuntamenti previsti dal programma del viaggio, mi sono suonate come “pubblicità occulta”. Essendo piuttosto frequente l’abbandono dei testi scritti, a discrezione del papa, che preferisce lasciarsi andare a discorsi a braccio e ad improvvisate conversazioni con i partecipanti ai vari incontri, pubblici e privati (di questi ultimi che – di routine – finiscono col diventare di pubblico dominio), su temi “liberi”, che in buona sostanza si risolvono in un replay dell’ormai noto repertorio.
Tutto quanto fa… sempre… notizia.
E: ogni notizia non è forse ciò che si rende noto, cioè pubblico, sul conto di qualcuno o qualcosa, al fine di suscitare interesse nell’opinione pubblica?
“Pubblicità” è, quindi, dal mio punto di vista: l’abitudine a raccontarsi e farsi raccontare; il presentarsi alla ribalta con interviste a getto continuo, col moltiplicarsi di interventi televisivi, anche sulle piattaforme digitali oggi a disposizione, e attraverso dispositivi tecnologici di ultima generazione; il lasciar trapelare immancabilmente l’oggetto di missive e telefonate “private” (si fa per dire); la diffusione immediata di foto che lo ritraggono in preghiera silenziosa, in vari appuntamenti rituali e in alcuni momenti particolarmente significativi, come si è verificato anche a Fatima, sabato scorso.
Mettendo un freno – con difficoltà, lo confesso – alle mie esternazioni, mi limito a definire inappropriato e infelice l’accostamento del termine “pubblicità” ad un momento di preghiera comunitaria, mancata, sotto i riflettori rimasti comunque puntati su uno scenario, inaspettatamente occupato da… parole mute.
Maria Michela Petti
07 agosto 2023