“Ascoltare con l’orecchio del cuore”
È il tema del Messaggio per la 56.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che quest’anno si celebrerà il 29 maggio prossimo, pubblicato oggi 24 gennaio 2022, giorno in cui la Chiesa fa Memoria di San Francesco di Sales, Patrono degli scrittori cattolici.
È il richiamo all’ “ascolto”, riproposto negli ultimi tempi ad ogni piè sospinto, accompagnato dall’efficace puntualizzazione: “con l’orecchio del cuore”.
E qui casca l’asino! Perché bisogna avercelo… un cuore.
Un cuore, per di più, che non sia “uno zingaro e va”, senza curarsi delle ferite che lascia in chi non può trattenerlo… Lapalissiano, quando un legame sentimentale si spezza. Ma… non solo.
“Catene non ha” il cuore, insiste il ritornello di una canzone popolare del 1998. E, i suoi battiti senza freni lasciano tagli profondi su ogni anima ferita a tradimento, per i motivi più disparati.
Ed è uno schiaffo a queste ferite il reiterato invito all’ascolto reciproco che si esaurisce in parole che non trovano riscontro nella realtà dei fatti.
«Tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare l’altro. C’è infatti una sordità interiore, peggiore di quella fisica. L’ascolto, infatti, non riguarda solo il senso dell’udito, ma tutta la persona. La vera sede dell’ascolto è il cuore».
Appunto. E, prima di lanciarsi in affermazioni – adducendo anche, a sostegno della propria tesi, citazioni di Santi; Sant’ Agostino e San Francesco, nel Messaggio diffuso oggi – che potrebbero urtare la sensibilità di ascoltatori e/o lettori (soprattutto se feriti… e dimenticati…), bisognerebbe interrogarsi e sapersi ascoltare senza infingimenti. Prima di discettare su vizi, quali “origliare”, “spiare” – e ancor più sul “chiacchiericcio”, diventato un mantra ossessivo quanto inefficace – bisognerebbe verificare e riparare i danni smisurati che magari hanno trovato in casa propria la “prima osteria” che ha servito ai giornalisti qualche “caso”, non investigato a regola d’arte (per usare un eufemismo) e tuttavia venuto alla ribalta della cronaca senza il rispettoso trattamento dovuto alla persona finita nel tritacarne mediatico.
«Ascoltare più fonti, “non fermarsi alla prima osteria” – come insegnano gli esperti del mestiere – assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo», si raccomanda sempre nel Messaggio. «Anche in situazioni meno difficili, l’ascolto richiede sempre la virtù della pazienza, insieme alla capacità di lasciarsi sorprendere dalla verità, fosse pure solo un frammento di verità, nella persona che stiamo ascoltando». Rifuggendo dalla tentazione di ricercare “il consenso” «più che la verità e il bene», stando «attenti all’audience», a fare colpo sull’opinione pubblica, «più che all’ascolto».
Eccolo il tasto su cui si batte con insistenza.
E un altro appunto, scontato: «non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza».
Maria Michela Petti
24 gennaio 2022